mercoledì 16 marzo 2011

Pensieri e parole

Approfitto della proposta di partecipazione a un progetto per ricordare a me a agli altri chi siamo.

Donneconlegonne, gruppo di auto e mutuo aiuto.

"L'auto-aiuto è una metodologia di supporto al singolo individuo che passa attraverso la dimensione del gruppo. Il gruppo di auto-aiuto è un gruppo formato da persone che hanno in comune lo stesso problema e che, nel confronto orizzontale con gli altri, sperimentano momenti di condivisione, di solidarietà e di crescita. All'interno del gruppo, ogni persona, che inizialmente si percepisce spesso solo come bisognosa d'aiuto, può sperimentare di essere persona in grado di dare aiuto; da soggetto passivo, quindi, diviene soggetto attivo, verso sé stesso e verso gli altri. La caratteristica fondamentale del gruppo di auto-aiuto è la dimensione paritetica: l'assenza della guida di un conduttore professionista permette a ciascun membro di non poter delegare all'esperto la responsabilità del proprio percorso e, dunque, la responsabilità complessiva di sé. E' prevista tuttavia, una figura facilitante: l'helper. Si tratta di un membro del gruppo, con un percorso di terapia significativo alle spalle, che ha seguito una specifica formazione, finalizzata a fornirgli gli strumenti di gestione della comunicazione, e che ha solo la funzione di facilitatore della comunicazione stessa. Anche l'helper ha vissuto la stessa difficoltà dei partecipanti del gruppo e cresce insieme al gruppo.
Ogni gruppo di auto-aiuto parte quindi dalla condivisione di un problema comune ed offre:

accoglienza, solidarietà, incoraggiamento, sostegno. In questa prima fase, l'essere ascoltati (ascolto ricevuto) è la risposta, l'unica risposta, che si cerca; ed è ciò su cui si fonda la base sicura, che consente di passare ad una dimensione comprensiva anche dell'ascolto attivo.

empatia, affettività, confronto. In questa seconda fase, l'ascolto è divenuto attivo: l'altro è specchio di sé e in esso si ritrovano parti significative del proprio essere, della propria modalità di essere. All'altro si concede l'ascolto, nella misura in cui lo si richiede per sé: orizzontale, reciproco, non giudicante, privo di pregiudizi. A differenza di un setting di terapia individuale o di terapia di gruppo, la democraticità del contesto di auto-aiuto ed il mettersi in gioco apertamente da parte di tutti i membri consente a ciascuno di ascoltare in modo attivo e di poter rispondere, secondo modalità che via via si diversificano da quelle tipiche della propria vita fuori dal gruppo.

avanzamento nella consapevolezza, cambiamento. Il passaggio alla seconda fase accompagna, di conseguenza, la terza fase: quella dell'acquisizione di una consapevolezza maggiore e meno rigida di sé e dell'altro, e di conseguenza segna un cambiamento, che poi coincide con il maggior senso d'auto-efficacia, benessere, capacità di trovare soluzioni ai propri problemi.

Una delle regole principali che il gruppo d'auto-aiuto si dà, dunque, è quella della sospensione del giudizio, del pregiudizio e dell'unico modello mentale, a favore della molteplicità dei punti di vista possibili. Tale sospensione, oltre ad incoraggiare la libertà d'espressione e a facilitare il superamento della vergogna, crea le condizioni per l'accettazione dell'altro e, di riflesso, per l'accettazione di sé stessi. L'auto-aiuto coincide dunque con la possibilità reciproca di scoprirsi e con la possibilità reciproca di accettarsi. L'impostazione di massimo ascolto, agli altri e a sé stessi, permette proprio questo: l'individuazione, il riconoscimento, l'accettazione della propria identità. E non è poca cosa.

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