Vuota!
Sotto i tuoi piedi si è aperto un
abisso che fa paura.
Ti senti spinta, precipitata,
inghiottita,
ti annienti nell'oceano!
Il vuoto,l'abisso, tu li conosci bene
per averli incontrato spesso nel canto.
Hai imparato a restare vuota,
imperturbabile,
alla fine dell'espirazione.
E' così che adesso,lungi dal cedere al
panico,
indifferente, resti vuota.
Aspetti.
Se tu non avessi già incontrato,
affrontato,
gustato assaporato il vuoto, avresti
ceduto
alla tentazione, perduto la testa:
avresti preso aria immediatamente, con
foga,
per rigettarla subito rumorosamente,
brutalmente.
Avresti gettato un urlo.
Urlare consola.In un certo senso,
si tratta di una espirazione.
[….]Ma tu per fortuna, lungi dal
perdere la testa,
dal cadere nella trappola,
non ti sei fatta turbare dal vuoto.
Ci sei rimasta, distaccata,
aspettando intenta
la fine della contrazione
il momento in cui il tuo ventre si
distende.
Allora soltanto allora hai allentato le
briglie
hai lasciato via libera alla
respirazione.
Nel momento in cui senti il tuo ventre
rilassarsi di nuovo, riempirsi,
lo segui inspirando.
O, piuttosto, e non perchè ciò si
compia da solo,
non appena ti lasci andare
senti quest'aria entrare in te,
riempirti,sommergerti,inondarti di
divino.
[..]E sai che, in verità,
non hai fatto niente?
Tutto è accaduto.
Da sé, per te, attraverso te.
Da solo.
Una volta, che male ti facevi
cercando di fare andare insieme
il movimento del tuo ventre,
le tue mani, il tuo respiro.
E poi,
ad un tratto,
è accaduto.
Un ritmo sovrano guidava la danza.
Non dovevi fare altro che seguirlo,
abbandonandoti ,consenziente, ebbra di
gioia.
L'arte del respiro – F.Leboyer