Faccio un figlio. Quanto costa! ( :-)
Faccio un figlio. Voglio soddisfare i suoi bisogni primari. Allattarlo al seno. Contatto continuo.
Devo tornare al lavoro.
C’è qualcosa che non va.
Anche l’OMS dice di allattare esclusivamente al seno per 6 mesi. [Poi di continuare fino a due anni almeno e dopo continuare finchè mamma e bimbo sono felici.]Ho tre mesi di congedo dopo il parto. Se sono ‘viziata’ e lo voglio ‘viziare’, rinunciando a renderlo indipendente a tre mesi abbandonandolo in un nido, posso usufruire di altri 6 mesi di cui uno a stipendio pieno e 5 con la riduzione al 30%.
In ogni caso 6 e 3 fa 9. A 9 mesi si consiglia di iniziare uno svezzamento guidato dal bambino.Il che vuol dire stare ancora ai suoi ritmi.
A 9 mesi forse accetterà di stare meno a contatto per gattonare un po’ in giro. Ma non di stare 5 o 6 ore lontano da me. Almeno non accetterà serenamente di farlo.Che, senza scelta, si rassegni a farlo, rinunciando a esprimere il suo bisogno ora, per poi fare sedute di psicoterapia a 30 anni alla ricerca dei traumi del periodo primale, forse sì.
C’è qualcosa che non va.
Voglio stare con mio figlio.Aspettativa senza stipendio.Anno sabatico senza stipendio.
E’ dura. Come campo?
Uno) (banale ma non troppo) Spendo meno.
Due)Autoproduco ciò di cui ho bisogno invece di pagare per averlo.
Tre) scambio con altre persone ciò che ho in eccesso con ciò di cui ho bisogno.
Ecco quindi perchè tra le attività di Donneconlegonne, proponiamo la creazione di una rete di scambio.
Oltre ai motivi succitati, abbiamo sperimentato nelle nostre vite che il modello produci consuma crepa genera solitudine e infelicità.
Incontrarsi per scambiare crea innanzi tutto relazioni, scambio di esperienze.
Nella foto vedete dieci pannolini lavabili.Li vedete?No?!? Dopo essere stati conservati per quattro anni in un armadio sono andati a coprire un culetto appena nato in cambio di tanto buon cibo in gran parte autoprodotto.
Quando le persone si conoscono molto bene o sono molto vicine fisicamente il baratto avviene spontaneamente senza che quasi ci si accorga. In fondo lo abbiamo sempre detto che ciò che ci manca è la tribù. Costruire una rete di scambio ‘apposta’ può risultare artificioso a volte ma, vedendosi spesso e conoscendosi meglio, il meccanismo tende ad alimentarsi spontaneamente.
Un gruppo di attivisti ha dimostrato con una azione reale come per creare una comunità sia fondamentale un luogo di incontro. Queste persone hanno attrezzato un incrocio cittadino di Portland con un forno, un bancone per lasciare oggetti da scambiare e non ricordo quali altre infrastrutture. Nessuno offriva il servizio.Pian piano attorno a questo incrocio si sono formati gruppi, iniziative...vita. E la gente si prendeva cura del luogo arricchendolo.
Ecco, noi offriamo un luogo.In cambio chiediamo rispetto per il luogo e collaborazione nel prendersene cura e abbellirlo.
Ogni volta si farà un cerchio per organizzare qualche dettaglio.Poi all’interno di questo spazio tempo ognuno è responsabile dei propri scambi e delle proprie relazioni.Nè io, nè Donneconlegonne siamo intermediari.
Immaginiamo la giornata come una festa in cui si pascola felici attorno mangiando e chiaccherando ma anche come un momento in cui ci si ferma a fare il punto. Un cerchio e qualche attività condivisa, possibilmente anche con i bambini.
Il baratto è sempre un ottimo mezzo di sopravvivenza,almeno dal mio punto di vista,ma non so in che zona avete organizzato...io sono toscana.
RispondiEliminanoi siamo in sicilia ma questo baratto della foto è avvenuto via posta; forse è meno sostenibile come tipologia ma ci ha sostenuto a lungo
RispondiElimina