lunedì 26 marzo 2012

Radicarsi.Impressioni di un laboratorio

Il sole, dopo tanti giorni di pioggia e vento forti, ci dà il benvenuto splendendo sul vecchio casale e i meravigliosi campi che lo circondano.

La maestà degli olivi, l’arancione abbagliante della calendula,le asperità delle rocce, il lilla rassicurante dell’erica. Tutto promette bene.

Dopo tanto lavoro fatto per organizzare, per me è particolarmente emozionante il cerchio iniziale. Mi stupisce sempre come persone differenti, che nella mia vita quotidiana forse non avrei mai incontrato, possono condividere con me emozioni e vissuti che risuonano con i miei.

Come ha detto una donna nel cerchio finale , questa condivisione mi fa sentire meno aliena.

Abbiamo usato molti strumenti per girare attorno al tema del radicamento, per sfiorarlo, per entrarci dentro a capofitto. Questo è stato uno degli aspetti che ho apprezzato molto.Personalmente adoro il Butoh; nella danza libera riesco a riconnettermi profondamente con i miei vissuti e la mia vera natura; le musiche scelte da mareia e i delicati suggerimenti della sua voce funzionano come un interruttore che spegne un certo tipo di attenzione e ne accende un’altra. Farei sempre e soltanto laboratori di Butoh. In questo percorso multiforme ho sperimentato altri modi di sentirmi e vedermi.E ho visto come anche quelli che non mi sembravano congeniali si dimostrassero di fatto funzionali alla struttura del percorso. Ho provato la sensazione di essere guidata delicatamente a prendere ciò che accadeva e issarlo in una nuova me.

Il disegno che segue il viaggio interiore,che ne fissava le intuizioni, gli esercizi nella natura dopo la danza profonda che davano respiro alle emozioni provate.I canti in gruppo, ritmici, a volte onirici che ‘fissavano’ il gruppo in una unità, prima di un lavoro sulla fiducia.

Non mi sono mai trovata impreparata per una emozione né ho avuto la sensazione che ciò ce avevo appena sperimentato fosse sfuggevole, irripetibile.

Riuscire a portare integralmente nella vita quotidiana ciò che si è appreso è un problema di consapevolezza e disciplina ma io sento che c’è qualcosa che ho guadagnato in quei tre giorni da cui non posso tornare indietro.

Del lavorare in gruppo mi resta l’esperienza che niente è scontato, che la realtà non esiste ma esistono le nostre percezioni di essa.pensiero banale forse, ma porto dietro con me una immagine creata da un compagno di lavoro.Un gesto e un suono che esprimono il radicamento.Per me radicamento è sinonimo di nutrimento, penso ai semi che germogliano al calore della terra che accoglie.Quando ho visto questo amico rappresentare la sua idea di radicamento con una immagine di forza, quasi prepotente, sono rimasta sconcertata.Ho pensato, lo ammetto, è completamente fuori tema.Ma questa immagine breve incisiva mi è rimasta dentro e i miei occhi ora vedono che anche essere attaccati con forza e determinazione è sinonimo di essere radicati, che a volte per restare centrati serve questo….ecco devo usare molte parole per descrivere quello che quest’uomo ha espresso magicamente con un gesto e un suono.Un gesto e un suono che porto dietro con me e rievoco quando devo nutrire la parte più maschile di me.Grazie.

Aspetto con gioia la prossima tappa e mi auguro di avere un bel gruppo di compagni e compagne di strada.

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