
lunedì 23 luglio 2012
Onda su onda

venerdì 1 giugno 2012
Cuore bambino
circoscritto solo nella mia testa.E' invece come un missile che dal
mio intero essere viene lanciato in un campo di informazione non
localizzato, influendo in qualche modo su ogni cosa che mi circonda.
In particolare mi rendo conto di essere “percepita” sia dai
neonati che dai bambini ancora nel grembo materno; solo
successivamente imparano ad escludermi.Vengo sostanzialmente
percepita dal loro complesso apparato sensoriale e mi imprimo in ogni
cellula del loro corpo.Ciò che viene captato sono le vibrazioni dei
miei pensieri, le emozioni e i giudizi che governano la mia
percezione del mondo.
Le mie percezioni scaturiscono da oltre cinquant'anni di convinzioni
sedimentate, dalla mia specifica cultura, dalla società in cui ho
vissuto, dalla scuola, dalla religione, dal sesso dalla razza. Ogni
mia esperienza contribuisce a elaborare la sintesi del mio mondo
sensoriale, modellandola nell'ambito di un contesto in accordo con la
mia cultura.Nel tempo ho elaborato uno schema in cui trovano posto
l'autonomia, la linearità e la percezione di me stessa come un corpo
che grazie all'esperienza, entra in sintonia con la famiglia, la
società e il mondo. Ma questo accade a me, persona adulta,mentre
invece i bambini, neonati o che nasceranno, non sono ancora formati,
sono privi di confini e sono aperti a tutti gli schemi vibrazionali.
Prestano attenzione a tutto ciò che esprimo, sono sensibili ad ogni
stimolo che richiami l'istinto di sopravvivenza, condividono una loro
realtà capace di entrare in sintonia con la mia limitata visione del
mondo. Devo stare molto attenta quando sono vicina a bambini così
sensibili, devo badare bene a non limitare le loro potenzialità o a
non ostacolare il loro processo di apprendimento a causa delle mie
personali paure e convinzioni. Devo essere autentica, coerente,
essere a mio agio e mantenermi aperta, in modo che non vengano
imprigionati dal mio dogma.Questi esseri meravigliosi hanno la
capacità di mostrarmi un mondo immenso, luminoso e colmo di
vibrazioni che io ormai ho escluso dalla mia percezione."
Risvegliare il cuore bambino - Carla Hannaford -Terranuova Edizioni
lunedì 26 marzo 2012
Radicarsi.Impressioni di un laboratorio
Il sole, dopo tanti giorni di pioggia e vento forti, ci dà il benvenuto splendendo sul vecchio casale e i meravigliosi campi che lo circondano.
La maestà degli olivi, l’arancione abbagliante della calendula,le asperità delle rocce, il lilla rassicurante dell’erica. Tutto promette bene.
Dopo tanto lavoro fatto per organizzare, per me è particolarmente emozionante il cerchio iniziale. Mi stupisce sempre come persone differenti, che nella mia vita quotidiana forse non avrei mai incontrato, possono condividere con me emozioni e vissuti che risuonano con i miei.
Come ha detto una donna nel cerchio finale , questa condivisione mi fa sentire meno aliena.
Abbiamo usato molti strumenti per girare attorno al tema del radicamento, per sfiorarlo, per entrarci dentro a capofitto. Questo è stato uno degli aspetti che ho apprezzato molto.Personalmente adoro il Butoh; nella danza libera riesco a riconnettermi profondamente con i miei vissuti e la mia vera natura; le musiche scelte da mareia e i delicati suggerimenti della sua voce funzionano come un interruttore che spegne un certo tipo di attenzione e ne accende un’altra. Farei sempre e soltanto laboratori di Butoh. In questo percorso multiforme ho sperimentato altri modi di sentirmi e vedermi.E ho visto come anche quelli che non mi sembravano congeniali si dimostrassero di fatto funzionali alla struttura del percorso. Ho provato la sensazione di essere guidata delicatamente a prendere ciò che accadeva e issarlo in una nuova me.
Il disegno che segue il viaggio interiore,che ne fissava le intuizioni, gli esercizi nella natura dopo la danza profonda che davano respiro alle emozioni provate.I canti in gruppo, ritmici, a volte onirici che ‘fissavano’ il gruppo in una unità, prima di un lavoro sulla fiducia.
Non mi sono mai trovata impreparata per una emozione né ho avuto la sensazione che ciò ce avevo appena sperimentato fosse sfuggevole, irripetibile.
Riuscire a portare integralmente nella vita quotidiana ciò che si è appreso è un problema di consapevolezza e disciplina ma io sento che c’è qualcosa che ho guadagnato in quei tre giorni da cui non posso tornare indietro.
Del lavorare in gruppo mi resta l’esperienza che niente è scontato, che la realtà non esiste ma esistono le nostre percezioni di essa.pensiero banale forse, ma porto dietro con me una immagine creata da un compagno di lavoro.Un gesto e un suono che esprimono il radicamento.Per me radicamento è sinonimo di nutrimento, penso ai semi che germogliano al calore della terra che accoglie.Quando ho visto questo amico rappresentare la sua idea di radicamento con una immagine di forza, quasi prepotente, sono rimasta sconcertata.Ho pensato, lo ammetto, è completamente fuori tema.Ma questa immagine breve incisiva mi è rimasta dentro e i miei occhi ora vedono che anche essere attaccati con forza e determinazione è sinonimo di essere radicati, che a volte per restare centrati serve questo….ecco devo usare molte parole per descrivere quello che quest’uomo ha espresso magicamente con un gesto e un suono.Un gesto e un suono che porto dietro con me e rievoco quando devo nutrire la parte più maschile di me.Grazie.
Aspetto con gioia la prossima tappa e mi auguro di avere un bel gruppo di compagni e compagne di strada.